Olio d’oliva, vini, formaggi, salumi e non solo: il prestigio del Made in Italy agroalimentare è danneggiato da una crescente contraffazione dei prodotti. Il valore del falso Made in Italy oggi vale in tutto il mondo oltre 100 miliardi con un incremento del 70% negli ultimi 10 anni. Ma la contraffazione non riguarda solo prodotti venduti all’estero. Diversi sono i sequestri di merce contraffatta in Italia solo nel 2019.
Tutto questo sta influendo sui consumatori. Come emerge da una recente indagine della Coldiretti, il 65% degli Italiani teme la frode agroalimentare. Dubbi sulla reale ricetta, sulla qualità degli ingredienti utilizzati, su una lavorazione meno trasparente minano la serenità a tavola. 2 Italiani su 3 non si fida più.
Ecco alcuni esempi tratti da notizie recenti.
Olio di oliva
Olio di semi, soia o girasole addizionato con clorofilla e betacarotene, spacciato per olio di oliva è una delle ultime frodi scoperte nel corso del 2019. L’olio “falso” – con caratteristiche organolettiche inferiori – era immesso nei soliti canali distributivi e commercializzato fino ad arrivare a ristoranti, panifici, bar, e quindi al consumatore finale.
Salumi
Altro problema del Made in Italy è la contraffazione della certificazione Dop o Igp. Questi marchi garantiscono la qualità del prodotto perché raccontano di materie prime selezionate e lavorazioni eseguite nel rispetto dei disciplinari di produzione. Una recente indagine dei carabinieri a Tutela dell’Agroalimentare ha portato alla luce una estesa contraffazione di prosciutto crudo, coppa, culaccia, prosciutto cotto, venduti in Italia con marchi di tutela non corrispondenti a realtà.
Formaggi
La precedente indagine ha visto anche il sequestro di Mozzarella di bufala illecitamente etichettata come Dop.
Conseguenze
Per i produttori rispettosi delle regole il danno è elevato in termini di mancato guadagno e d’immagine perché la contraffazione fa conoscere una qualità non corrispondente al prodotto originale.
Un’azienda come può tutelarsi? E in particolare come può costruire e rafforzare il rapporto di fiducia con il consumatore?
Garantire la tracciabilità
Valorizzare la filiera produttiva è una strategia vincente per garantire la propria autenticità.
Come farlo nel modo più trasparente e immediato? Oggi c’è la blockchain.
Una piattaforma blockchain è costruita da un registro decentrato costituito da blocchi dove vengono registrate tutte le informazioni che riguardano il prodotto dalla sua genesi fino alla commercializzazione. I dati sono forniti dagli attori della filiera ad ogni transazione.
Ogni nuova transazione è registrata solo previa autorizzazione, per cui in tempo reale tutti i partecipanti al ciclo di vita del prodotto sono a conoscenza di quel che sta accadendo lungo la filiera.
Questo flusso di informazioni non è corruttibile. La catena di blocchi corrisponde alla filiera del prodotto. La tracciabilità è quindi completa e trasparente.
La Blockchain consente di rendere fruibile la tracciabilità al consumatore direttamente sul suo smartphone attraverso una semplice app proprio nel momento cruciale della decisione all’acquisto.
Dimostrare l’autenticità di quanto affermato in etichetta diventa un modo per raccontare il singolo prodotto e rafforzare la propria unicità. Da dove proviene la materia prima? Quale campo è stato coltivato o come si chiama la mucca che ha prodotto il latte? Quando è stata avviata la produzione? Per quanto tempo un salume è stato stagionato o un vino invecchiato? Quando è arrivato nel supermercato?
Molte aziende stanno realizzando la loro blockchain privata dalle insegne della Grande Distribuzione ai Consorzi (Aceto Balsamico di Modena, Grana Padano), dagli enti alle aziende che hanno compreso le potenzialità della blockchain.
Investire nella blockchain significa puntare sulla tracciabilità e sulla autenticità per costruire un legame di fiducia con i consumatori ed essere scelti.