Blockchain e filiera: la tracciabilità in GDO

Tutto è iniziato dal mango. Questo il frutto che ha segnato l’ingresso della blockchain nel sistema di tracciatura di filiera in GDO (Grande distribuzione organizzata). L’idea è stata di Walmart, la grande catena di supermercati statunitense. La sperimentazione è iniziata nel 2016. Obiettivo: realizzare un sistema per garantire una tracciabilità di filiera autentica e completamente trasparente.

Studiare la filiera del mango è stato solo il primo passo. Da settembre, Walmart ha chiesto ai fornitori di insalata e spinaci di partecipare, implementando il sistema.

E’ trascorso quasi un anno da quando i retailer americani dovettero affrontare un grave incidente di sicurezza alimentare: insalata contaminata causò l’intossicazione di decine di consumatori. L’ortaggio incriminato sembra provenisse da Yuma in Arizona. Tuttavia,per cautela, retailer come Walmart scelsero di ritirare dagli scaffali buste e mix di insalate.
Il crollo delle vendite nel comparto era già in atto. Infatti, in questi casi, i consumatori smettono semplicemente di acquistare i prodotti considerati “a rischio”.

Walmart non è l’unica. La tecnologia blockchain è entrata in Topco, in Wakefern e in Carrefour. Il gruppo francese ha iniziato con la tracciabilità della filiera del pollo per poi aggiungere quella dei pomodori (in Francia), del maiale (un Belgio) e, prossimamente, degli agrumi (Italia).

Non manca il supporto di grandi multinazionali come Nestlé e Unilever e di grossi produttori come BeefChain.

Come funziona

Il sistema di tracciabilità basato su tecnologia blockchain consente a tutti gli attori della filiera di immettere dati nel sistema. Questi vengono registrati in modo permanente e immodificabile perché crittografati. Qualsiasi aggiornamento tiene traccia di quanto indicato in precedenza. Le registrazioni costituiscono blocchi che sono condivisi tra tutti i partecipanti. Questo significa che non esiste più un’istituzione centralizzata dove trovare informazioni utili. Essendo un sistema decentrato i dati diventano facilmente accessibili a tutte le parti o a coloro a cui è consentito, previo permesso del network.

Barriere

Tuttvavia non tutto è così semplice. Come riporta l’auterevole testata Forbes, serve la volontà di costruire un ecosistema che comprenda tutte gli attori della filiera. Perché le parti siano incentivate a partecipare, questo sistema deve generare valore per tutti, che può essere monetario e non.
Per esempio, nel caso di Carrefour – sempre secondo Forbes – l’applicazione della blockchain alla filiera sarà fondamentale per consolidare l’immagine istituzionale e rafforzare la fiducia nel loro nuovo programma “Act for Food”.

Altro motivo di diffidenza è la consapevolezza che alla base di tutto è necessario comportarsi in modo onesto e indicare dati reali.
Walmart, nel progetto pilota “blockchain di filiera” sui manghi, aveva accettato la semplice trasmissione delle certificazioni alimentari sottoforma di immagini digitali. Chiunque poteva verificare la presenza di anomalie nei certificati.
La speranza è quella di migliorare la qualità dei dati grazie anche al controllo di tutte le parti coinvolte nel processo. Condividendo la responsabilità, si auspica un rapporto più solido tra le parti.

Obiettivi

1 – La tracciabilità tramite la tecnologia blockchain consentirà di accrescere l’efficienza nella gestione del richiamo merci. Sarà infatti possibile identificare e localizzare con precisione i prodotti interessati in pochissimi secondi, risparmiando costi ed evitando inutili sprechi.
La tracciabilità è quindi velocissima da verificare. Un esempio arriva dal reparto qualità di Walmart. Senza l’impiego del sistema blockchain, una confezione di mango affettato è stata tracciata in 6 giorni, 18 ore e 26 minuti. Con la tecnologia blockchain, sono bastati un paio di secondi! In un attimo, quindi è diventato visibile un percorso durato 30 giorni con vari passaggi, dalla fattoria in Messico ai grossisti, dagli importatori all’industria alimentare fino ai negozi Walmart.

2 – Combattere la contraffazione. Olio, vino, pesce, latte, cereali, caffé, spezie e prodotti biologici sono tra i prodotti che vengono adulterati. Le cronache riportano spesso notizie di falsi Made in Italy. I consumatori oggi sono più disincantati: se non ci si fida della genuinità dichiarata sul prodotto, perché pagare di più nel caso di un prodotto premium? Migliorare la tracciatura della filiera e renderla disponibile ai potenziali clienti potrebbe accrescere la fiducia.

3 – Ridurre inefficienze lungo la filiera. Tornando ai manghi, si notò che occorrevano 3 giorni perché i frutti passassero dal grossista all’industria alimentare. Diminuire i tempi, consentirebbe di aumentare la shelf-life di prodotto a scaffale oltre a proporre una prodotto ancora più fresco al consumatore.

Tutto questo, applicando la blockchain alla filiera alimentare.

About the author: Leila MItchel