Come la blockchain può trasformare la produzione di vino in Italia

Da un’indagine del Cribis Industry Monitor (in partnership con CRIF e Nomisma), sono emersi i grandi numeri del settore vitivinicolo italiano:

  • 310.000 imprese agricole che incidono per il 9,5% sulla produzione agricola nazionale;
  • 1.800 aziende di trasformazione industriale che impiegano circa 13.000 persone per un giro d’affari di 10,4 miliardi di euro (il 7,6% del fatturato dell’industria alimentare italiana);
  • valore export corrispondente al 14,6% di quello agroalimentare nazionale.

Il settore vitivinicolo è trainante per la nostra economia ma le sfide non mancano. Se da un lato si aprono nuovi mercati, dall’altro la competizione si fa sempre più agguerrita. Le norme della UE volte a tutelare la qualità delle nostre produzioni spesso sono oggetto di contrattazioni internazionali complesse.

Il valore del vino italiano è riconosciuto ma la sua difesa non è facile: grave danno è arrecato dalla contraffazione e dalla concorrenza sleale. A questo scenario, si aggiungono le pressioni di nuovi competitor e l’evoluzione dei trend di consumo.

Per l’Italia, la partita si giocherà sul terreno dell’autenticità, della qualità e della competitività.
Al riguardo, la Blockchain è la tecnologia che può rivoluzionare il settore grazie alla portata innovativa nel modo di gestire, comunicare e garantire tutta la filiera.

La Blockchain si applica alla viticoltura in modi diversi, secondo le esigenze di chi la sceglie per il proprio business.
Per il produttore, il Consorzio o le istituzioni la Blockchain crea diverse opportunità, con un elemento comune: differenziarsi per risultare unici.

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About the author: Leila MItchel